Grazie a Paolo e ai miei ragazzi per questa bella sinergia. Rosy
“Sovrappeso, 133 Grammi”
Incontro con l’Autore Paolo Serafini
Domande degli Studenti della IV D
1. Perché
“sovrappeso”?
Il titolo del libro è
un’allegoria che appunto dev'essere interpretata diversamente dal suo significato apparente. Il termine sovrappeso indica generalmente un
eccesso di peso rispetto agli standard fissati. E’ il risultato, il più delle
volte, di una cattiva alimentazione e di uno stile di vita sedentario. E’ un
fattore manifesto nelle popolazioni “più civilizzate”. Qui è inteso come un eccesso,
una cupidigia, di chi più ha, rispetto a chi meno ha. E’ la sproporzione
manifesta tra i Paesi ricchi e i Paesi poveri, una diseguaglianza che è la
madre di tutti i mali, dalla schiavitù, alla corruzione, alla criminalità
organizzata. Se da una parte si spreca, dall’ altra 870
milioni di persone soffrono di fame. Il Mondo è diviso a metà, anche se ci
sarebbero risorse per tutti. Una parte spreca e l’altra necessita. Cinicamente,
si potrebbe affermare che per quante persone vanno in sovrappeso altrettanto ne
soffrono o muoiono per fame. E’ come se qualcuno, un gigante sovraumano, un
Golia senza un David che lo contrasti, con un grosso coltello avesse reciso di
netto la Terra, al pari di un frutto succoso, decidendo a priori a chi toccasse
la parte buona, zuccherina e a chi i semi e gli scarti. Un cameriere attento
alle esigenze occidentali, un servitore invisibile ed encomiabile affinché si
mantenga da un lato l’eccesso e, dall’altro, l’”anoressia umana”. Il
sovrappeso, di cui si parla nel manoscritto non è quello del corpo ma, bensì,
quello dello spirito. E’ il sovrappeso concettuale dell’uomo, capostipite del
genere umano per eccellenza. Al suo primato, si contrappone un sovrappeso
spirituale e cerebrale tanto inutile quanto dannoso, nefasto, in particolare
per le donne che gli vivono a fianco. E’ il sovrappeso di una genia maschile
che mostra ogni giorno le sue deviazioni gratuite, tra una violenza e
un’uccisione ricorrente. Un’inciviltà che deve, può, esser denunciata per fare
autocritica, modificare la cultura, i comportamenti e rimediare, per quanto
possibile, alle atrocità commesse nel Mondo.
I 133 Grammi sono
la differenza del cervello dell’uomo adulto rispetto a quello della donna.
Questa diversità, questi 133 grammi di cervello in più nell’uomo italiano
rispetto a quello della donna, come scriveva Morselli, un celebre
psichiatra e antropologo che innovò profondamente la medicina e la psichiatria
italiana, non sprigionano e non garantiscono
il risultato atteso, se non in rare eccezioni che confermano appunto la regola.
La minor dimensione non arreca con sé, inesorabilmente, l'inferiorità
fisiologica, tanto meno quella psicologica della donna. Questa
maggiore massa può essere considerata un
“sovrappeso”. Per similitudine, è come se noi uomini, nel nostro cammino di
vita, ci caricassimo di un peso, di uno zaino senza provviste, dal quale non
scaturisce alcuna utilità, nessun vantaggio, anzi cattive azioni. Ben possiamo
definire questa maggiore dimensione cerebrale, una zavorra, un eccipiente, che
nulla toglie o aggiunge al principio attivo.
Ecco, allora, il
titolo: Sovrappeso,133 Grammi, un libro dedicato alle donne.
2. Che cosa l’ha portato a parlare di temi cosi profondi?
Leggere
i giornali vuol dire tenersi informato, accrescere la propria cultura e
capacitarsi di ciò che accade intorno a noi, e non solo. La cronaca poi ci
parla della nostra parte insana. Ci mostra l’oscuro, il male, ciò che non si
dovrebbe fare all’altro. Sono anni, che ogni giorno, e purtroppo non cessa, che
non si legga della violenza nei confronti delle donne. Omicidi,
stupri, torture, in ogni luogo, di continuo, senza vi sia una colpa, una punizione,
una redenzione. Ciascuna coscienza libera, rispettosa del prossimo, pur nel suo
piccolo, può, con il pensiero, lo scritto, l’azione, rimuovere l’intolleranza,
la sopraffazione su ciascun essere vivente. Una convivenza pacifica e
rispettosa tra gli esseri umani, dovrebbe essere, più di ogni altro, il bene
supremo cui tendere. Forse non sarò letto, ma ho sentito la necessità di
scriverlo. Una necessità interiore verso un atto vigliacco, vile, spregevole.
3. Come le è venuta
l’ispirazione del “sovrappeso”, come metafora di condizione del libro?
Come
vi dicevo prima, dal tema della diseguaglianza. E’ un’allegoria portante. Se
discrimini, se nella tua mente si crea il pregiudizio, si sta seminando il seme
delle cattive azioni. E’ un seme fetido che
marcisce la pianta, divorando la linfa. Oggi è la donna, domani il disabile,
poi il diverso, per il colore della pelle o i gusti sessuali, e ancora colui
per la religione professata.
4.
C’è stato veramente nei Paesi di cui parla nel capitolo
Dossier?
Il Mondo è un libro, e chi non viaggia legge solo una pagina, diceva
Sant’Agostino e non solo Lui. Leggere, vuol dire stare comodamente in poltrona
viaggiando attraverso le Terre più sconosciute e lontane. Si ha il dono
dell’ubiquità. No, non sono stato in questi Paesi ma ne ho letto l’orrore che
traspare, sino a sentirlo sulla mia pelle. Se leggi che:
Circa sessanta milioni di donne sono "scomparse" a causa della
discriminazione sessuale, soprattutto in Asia meridionale e occidentale, in
Cina e in Africa settentrionale,
Negli Stati Uniti, dove il numero complessivo dei reati di violenza contro
le donne è costantemente in aumento negli ultimi 20 anni, ogni nove secondi una
donna subisce maltrattamenti fisici da parte del partner,
In India, oltre cinquemila donne sono uccise ogni anno perché la loro dote
è ritenuta inadeguata dai parenti acquisiti. Soltanto una piccolissima
percentuale degli omicidi è assicurata alla giustizia,
Ogni anno
circa due milioni di ragazze subiscono mutilazioni genetiche, con una media di
circa 6000 operazioni al giorno. Il numero totale di bambine che hanno subito
questo genere di mutilazione è di 130 milioni, in almeno 28 paesi. Si tratta
spesso di pratiche di natura religiosa, molto diffuse in alcune zone
dell'Africa e attuate anche quando la famiglia si è trasferita in altri Paesi,
Ovunque vi
sono gli stupri bellici, gli sfregi con l’acido, la prostituzione, il turismo
sessuale, la riduzione in schiavitù.
Sono numeri
impensabili e impressionabili. I numeri parlano. Questi trasudano sangue e
gridano giustizia. Sono numeri di un orrore senza fine. Devono far riflettere,
per intervenire, reprimere, fare cambiare le cose.
5.
Ha vissuto le situazioni di cui parla?
No,
ma le ho percepite e indirettamente le ho viste. Dietro la maschera del
perbenismo, dell’apparenza, spesso è occultata la violenza. Molti mariti o
compagni picchiano spesso le donne. L’occulto e l’impensabile sono nel
“focolare” domestico. Ed è terribile.
6.
Che posizione prende circa raccontare ancora di Carlo
Lissi?
Non
vi è da prendere una posizione, ma di prendere atto del corso della giustizia.
E’ stato riconosciuto sano di mente, lucido, e quindi condannato all’ergastolo per avere sterminato la famiglia.
Mi sento di dire che la pena è giusta. Il delitto commesso è stato efferato,
specularmente, la pena deve essere rigorosa. Senza togliere nulla alla finalità
della rieducazione della pena, speriamo che, nei successivi gradi di giudizio,
non sia ridotta. In Italia, oramai, le pene inflitte sono solo teoriche. Non
mai visto nessuno scontare un ergastolo. Le leggi premiali, la branca delle
scienze psicologiche e sociologiche hanno talmente affievolito la pena sino a
svuotarla del tutto del suo significato di ripristino della legalità e riappacificazione
della parte lesa.
7.
Conosce persone vittime di Stalking ?
No. Questa pratica criminale è aberrante. Paradossalmente,
non è stata mai considerata un reato. “E’
un insieme di condotte vessatorie, sotto forma
di minaccia, molestia, atti lesivi continuati che inducono nella persona che le
subisce un disagio psichico e fisico e un ragionevole senso di timore".
Fortunatamente, seppur
con ritardo, nel 2009, questa condotta è stata ascritta nel novero dei reati ed
è quindi punibile con la reclusione da sei mesi a quattro anno fatta salva la
commissione di reati più gravi. Lo stalking, ovviamente, con la reiterazione
delle molestie e delle minacce altera le abitudini di vita della vittima. E’
esattamente ciò che desidera il molestatore. Incutere paura e terrore.
Pedinamenti, messaggi, presenza inquietante affinché la donna lo possa vedere,
ricordare, non rimuovere dalla sua mente. Il sovrappeso ha di queste finezze.
Se non con me, con nessuno e comunque non ti libererai mai di me. Sono nella
tua mente, in ogni luogo, in ogni dove. Se io soffro per “amore”, devi star
male anche Tu. Restituisco il “torto” subito con gli interessi. Nella testa del
sovrappeso la cessazione del rapporto diventa un’ossessione senza pari. Rimuove
tutto: genitori, amici, lavoro. Non è amore, è un preoccupante disturbo
psicologico e comportamentale che richiederebbe cure, psicofarmaci, ma il
sovrappeso non lo sa e non accetta di essere malato, tra l’altro un malato
pericoloso. Tra gli atti persecutori e il peggio, in questi
intervalli interminabili, la vittima è braccata. Ode i latrati dello sciacallo,
percepisce il roteare silente dell’avvoltoio, odora la sua stessa paura in
attesa di essere aggredita, inerme. Parlare di modifica delle proprie abitudini
di vita è più che riduttivo. E’ l’angoscia che s’impadronisce del corpo, del
cuore, dell’anima. Non riesci più a inserire la chiave nella toppa della porta
senza guardarti alle spalle. Prendi l’auto circospetta. Se cammini in strada,
non sei mai sola. Perdi la serenità, il tuo tempo, i tuoi spazi. Vivi nel
terrore. Neanche il sonno ristorerà la tua angoscia, anzi, il buio acuirà lo sgomento.
Depressa, sfinita, con il pensiero fisso dell’agguato, la vita non ti
appartiene più perché il molestatore se n’è impossessato. Sei privata dei tuoi
diritti, della libertà personale, pur senza avere commesso un reato. Ristretta,
angusta, l’esistenza si trasforma in un incubo senza fine, il cui epilogo è di
essere uccise, stuprate, percosse, sfigurate con l’acido, per la sola colpa di
non gradire più la vicinanza del sovrappeso maschile. E l’indifferenza è totale
e la solidarietà, quasi sempre, postuma.
8.
Come si spiega la non accettazione che crea
stalking/femminicidio?
E’ una mancata analisi
dei rischi e dell’associazione tra due reati. Il primo è l’anticamera
dell’altro. Diciamo un propedeutico per il sovrappeso. E se non lo provi di persona, sulla tua
pelle, come tutte le cose, non lo comprendi o meglio non hai la lungimiranza di
capire che il binomio è associato: Stolking = femminicidio.
La donna ingenuamente o
meglio ottimisticamente ritiene che il molestatore prima o poi demorda, che il
tempo aiuti e le cose si sistemino. Ma non è così, lo stalking è solo
l’anticamera del peggio. Se non ammonito, diffidato, querelato, fermato in
tempo utile, il molestatore, come provano i molti episodi occorsi, passerà a
forme più invasive, sino alle percosse, alla violenza sessuale e, dulcis in fondo,
all’omicidio. Ci sono, purtroppo, anche le varianti con l’acido. Morirai
dissanguata in un vicolo, ti leccherai tumefatta le ferite e se gridi, la tua
angoscia, la tua paura, ci sarà sempre qualcuno pronto a minimizzare, a non
crederti o più semplicemente a voltarsi dall’altra parte. Parli con le amiche,
ti affidi ai genitori, alle forze dell’ordine, sottodimensionate e impelagate
nella burocrazia, in un sistema ipergarantista che protegge solo i criminali,
ma sei sola e sai che, alla fine, ti troverai il sovrappeso davanti, senza
conoscere le sue intenzioni, mai bonarie. Raramente riescono a fermarlo prima
che commetta il crimine. Puoi solo sperare che ti grazi, che abbia pietà di Te.
Alcuni Padri sacrificano se stessi per salvare le figlie. Affrontano il
sovrappeso con esiti drammatici.
9. Perché ha deciso
di inserire un verso poetico? Cos’ ha provato quando li ha letti (versi)?
I
versi poetici, miei o di autorevoli letterati, servono a squarciare il buio a
far comprendere che esiste anche l’opposto, una luce di speranza concreta.
Rendono la lettura più piacevole e spezzano la bruttezza della realtà. E’ il
sentimento che si contrappone alla barbarie.
Quando li ho letti o li ho critti ho provato un’emozione. Parlano al
cuore.
10.
Cosa le ha spinto a parlare dell’infibulazione?
E’
incredibile che si possa pensare alla donna come a una sacca di vitello da
cucire e fare arrosto. E’ un modo di ragionare e concepire l’altro fuori da
ogni logica e rispetto. L’infibulazione è una mutilazione genitale femminile.
Consiste nell'asportazione della clitoride (escissione), delle piccole labbra, di parte delle grandi labbra vaginali con cauterizzazione, cui segue la
cucitura della vulva, lasciando aperto
solo un foro per permettere la fuoriuscita dell'urina e del sangue
mestruale. E’ un rito legato a culture antropologiche tribali. Non è presente e non è richiamato
nel Corano e in altre Religioni. Con la cucitura della vulva i rapporti
sessuali sono impediti e così la donna si conserva illibata, conserva la sua
“purezza”. Così pensa il sovrappeso: Il
primo uso della “cosa” spetta a Lui. Se un altro sovrappeso ha avuto una
relazione o meglio un possedimento con l’”oggetto”, prima di Lui, si scompensa,
è insicuro. E’ la sottrazione di un “primato”. L’oggetto gli appartiene e lo
desidera nuovo, non di seconda mano. L’utilizzo antecedente della merce si
tramuta in un affronto, una mancanza di rispetto, un’offesa. Un’offesa non
perdonabile la cui conseguenza è l’abiura della “cosa”. La donna è quindi
rifiutata, isolata, allontanata dalla tribù. Nei casi più gravi, dipende dal
ruolo del sovrappeso nell’ambito della comunità, per sanare l’offesa
necessitano le percosse, le frustate e, se non basta, la morte di colei che non
è cucita, conservata, come desidera il padrone. Lo strumento di piacere non
deve esser stato violato da altri. E’ come comprarsi l’auto dalla
concessionaria, si vuole nuova di fabbrica, intonsa.
L’infibulazione, ha quindi origine esclusivamente
culturale e oggi è adottata e praticata soprattutto in Africa, nella penisola araba e nel sud-est asiatico. In Somalia la
pratica è talmente diffusa che l’antropologo Annie de Villeneuve l’ha chiamato
il paese delle donne cucite. Nel mondo, ogni anno, sono circa due milioni le ragazze e le bambine
costrette a subirne le pesanti conseguenze, mentre si stima siano tra i
120 e i 140 milioni, il numero delle donne e delle bambine mutilate. In Italia, le donne infibulate sarebbero circa
30-35 000 (un primato nel contesto europeo). Fortunatamente, nel 2006, il Parlamento italiano ha provveduto a
tutelare la donna dalle pratiche di mutilazione genitale femminile,
considerando tale aberrante pratica un reato punibile con la reclusione.
11.
Critica: talvolta dalle sue righe emerge un disprezzo verso
i maschi, soprattutto se bianchi
Non
posso darvi torto. In alcuni casi è la mia indignazione poiché potrebbero fare
molto, per fortuna, ricchezza, progresso. E invece non fanno nulla, assistono,
limitandosi a un’elemosina. La filantropia come lavaggio dei peccati. Un
lavacro della coscienza. Nulla più.
12.
Bello il pezzo sull’educazione
In effetti, l’educazione sviluppa l’empatia, il
rispetto dell’altro, la comprensione. E’ la veicolazione delle nostre energie su
un sentiero equilibrato, ove non prevale la violenza. E’ un percorso civico volto allo sviluppo e alla formazione di conoscenze e facoltà mentali, sociali e comportamentali in un individuo. Non
ricever l’educazione vuol dire lasciare all’istinto la regolazione dei
possibili e quotidiani conflitti. E nell’istinto prevale la violenza.
L’educazione inizia in famigli e prosegue nelle scuole. Educazione e cultura per evolvere, cambiare,
comprendere.
13.
Perché in alcuni capitoli è più argomentato e in altri no?
Semplicemente, un mio limite.
Tutto è perfettibile.
14.
Come ha iniziato a scrivere se da piccolo, se è stato
incompreso.
Non
ho iniziato a scrivere da piccolo, ma a leggere. Purtroppo, una grave
patologia, l’asma allergica, di cui tratto nel mio primo libro, dal titolo
Lei…e Io, Asthma, mi ha spesso costretto a stare in casa o a letto senza
respiro. Mio Padre mi leggeva i racconti, le fiabe, le poesie. I libri sono stati un ristoro. Sono stato
amato da due genitori formidabili che hanno lenito le mie sofferenze.
15.
Qualche legame con l’Africa?
No,
ma dai documentari, dalle foto, dai racconti, sembra una terra splendida,
possente e incontaminata. Forse, l’origine dell’uomo. La natura è presente.
Credo nel mal d’Africa, una volta visitata.
16.
Ci sono state esperienze che l’hanno indotto a scrivere
questo libro?
Esperienze no, ma una sorta di
autocritica sul mio modo di pensare sì. Le donne ci migliorano. Mia moglie è
riuscita in questa mia evoluzione di pensiero.
17.
Quando nasciamo siamo già in “sovrappeso”?
No, ci diventiamo grazie a una
cultura chiusa, retrograda.
18.
Nel capitolo creazione per la prima volta uomo-donna?
Sì, il concepimento e la nascita
come un percorso meraviglioso di unione. Uomo e donna in unica carne come
recita la Genesi.
19.
Capitolo istruzione: chiarire come mai le donne oramai sono
più intelligenti dell’uomo “siamo tutti uguali”
Vero.
Le donne non sono più intelligenti ma lo divengono poiché l’approccio, la
maturità, fa la differenza. Se la scuola, l’istruzione, la lettura, il lavoro,
sono presi in più seria considerazione dalla donna rispetto agli uomini, nei
fatti, si evolve più in fretta. E’ una scala darwiniana, ove gli uomini
rimangono fermi e implodono mentre le donne modificano invece il loro DNA.
Pertanto, corrono più in fretta, affrontando con maggiore risposta le
complessità.
20.
Essendo un uomo lei si sente in “sovrappeso”?
Sono un uomo in carne e
ossa. Le donne mi piacciono in tutti i sensi e ho le tentazioni poiché sono
umano. Inoltre mi lascio andare a battute maschiliste.
Sì, sono un sovrappeso
minore che si sforza di ridurre il suo colesterolo intellettuale. e "Sovrappeso: 133 grammi, pubblicato